Sabato, 21 Giugno 2025 11:46
Il lap dance rappresenta la storia delle tensioni morali della società
Lap dance e strip bar: storia di un intrattenimento tra costume, scandalo e mercato. Lo specchio dei tempi, insomma.
Luci soffuse, musica pulsante e palcoscenici rotondi illuminati da fari colorati. I lap dance club e gli strip bar sono oggi parte riconoscibile – e talvolta controversa – del paesaggio notturno in molte città del mondo. Dietro a quelle luci al neon, però, si nasconde una storia che attraversa secoli di spettacolo, cambiamenti sociali e tensioni morali.
Le radici: dal burlesque al primo spogliarello
Non è un’invenzione moderna. L’intrattenimento erotico ha radici antiche: nei rituali greci e nei banchetti romani, la danza sensuale era già parte della scena pubblica o privata. Ma è nel XIX secolo, nei teatri di varietà anglosassoni, che prende forma un nuovo genere: il burlesque. Ironico, provocatorio e teatrale, il burlesque introduce l’idea dello spogliarello come performance artistica. Le ballerine giocano con l'immaginazione più che con la nudità vera e propria.
Negli Stati Uniti, tra gli anni ’20 e ’40, lo spettacolo si trasforma. Il tono si fa più diretto, il gesto più esplicito. Dai cabaret newyorkesi ai club clandestini di Chicago, nasce lo striptease moderno. L’epoca d’oro è segnata da nomi iconici come Gypsy Rose Lee, che impone uno stile ironico e colto, ben lontano dalla sola esibizione del corpo.
Il salto culturale: nasce il lap dance
Il vero punto di svolta arriva decenni dopo. Siamo negli anni ’80, ancora negli Stati Uniti. In un contesto segnato da deregulation culturale e boom dell'intrattenimento per adulti, alcuni locali iniziano a offrire una nuova forma di spettacolo: il lap dance. Il contatto tra ballerina e cliente – pur mantenuto entro limiti imposti dalla legge – introduce una dimensione interattiva. Lo spettatore non è più solo un osservatore, ma entra nella coreografia in modo (quasi) fisico.
Club come il Mitchell Brothers Theater a San Francisco o lo Scores di New York diventano simbolo di un’epoca: spazi esclusivi, frequentati anche da celebrità, dove l’erotismo viene messo in scena come una prestazione professionale. Con l’avanzare degli anni ’90, il modello si diffonde negli Stati Uniti e approda in Canada, Europa e oltre.
In Europa e in Italia: una diffusione tardiva
Il salto nel Vecchio Continente non è immediato. In Europa, la tradizione dello spogliarello era legata ai cabaret artistici, come il Moulin Rouge o il Crazy Horse di Parigi. Il passaggio al modello “americano” dello strip bar e del lap dance avviene a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, quando cambiano sia le normative sia l’atteggiamento culturale verso il corpo e la sessualità.
In Italia, l’ingresso è più graduale. Già dagli anni Settanta esistevano locali con spettacoli erotici, ma si trattava spesso di spettacoli di varietà con spogliarelli limitati o conditi da comicità. Il vero boom dei lap dance club arriva solo nei primi anni Duemila, in particolare nel Nord Italia.
Città come Milano, Torino, Bologna, Vicenza e Padova vedono l’apertura dei primi locali “in stile americano”: piste centrali, privè, musica da club, personale formato e un pubblico principalmente maschile, ma non solo.
Il successo iniziale è alimentato da una maggiore liberalizzazione del mercato del divertimento e da un cambiamento nei costumi, in parte influenzato da TV, cinema e pubblicità che normalizzavano il corpo nudo come oggetto estetico e commerciale.
Norme, limiti e contraddizioni
La diffusione dei locali di lap dance ha anche sollevato polemiche. In Italia, la normativa è vaga: non esistono leggi specifiche che regolino i lap dance club, che rientrano sotto le autorizzazioni per spettacoli di intrattenimento. Questo ha portato a situazioni ambigue, controlli frequenti, e in alcuni casi, chiusure per violazioni o attività non autorizzate.
Il dibattito pubblico oscilla tra chi vede questi luoghi come forme legittime di intrattenimento per adulti e chi li considera manifestazioni di degrado sociale o sfruttamento delle lavoratrici. Alcuni club si sono presentati come locali di lusso, attenti al decoro e alla legalità. Altri, invece, sono finiti nel mirino per presunti abusi o contiguità con ambienti malavitosi.
Anche il rapporto con la figura femminile è al centro della discussione. Se da un lato molte ballerine rivendicano professionalità e autonomia, dall’altro resta aperta la questione della libertà reale dentro contesti dominati da squilibri economici e culturali.
Il declino e le trasformazioni recenti
Dopo il picco dei primi anni Duemila, il settore ha vissuto un rallentamento. La crisi economica, le restrizioni normative, i discutibili lockdown causati dalla pandemia di Covid e soprattutto l’arrivo massiccio dell’intrattenimento erotico online hanno modificato profondamente il mercato. Oggi, i lap dance club sono meno diffusi rispetto al passato, ma sopravvivono nelle grandi città e nelle zone turistiche, adattandosi con nuove formule: spettacoli a tema, eventi privati, ambienti più raffinati, party lussuosi (come al Kiss di Vicenza) o trasformandosi in disco bar in cui la sensualità non è l'unica forma di intrattenimento (il Boys di Vicenza).
Alcuni locali hanno cercato di valorizzare l’aspetto artistico della performance, avvicinandosi di nuovo al concetto di burlesque o show teatrale, in un tentativo di recuperare una dimensione culturale, oltre che sensuale.
Uno specchio dei tempi
L’evoluzione dei lap dance club e degli strip bar non è solo una storia di intrattenimento, ma anche un termometro delle tensioni culturali attorno al corpo, al desiderio e al potere. In un’epoca che alterna pruderie moralistica e ostentazione erotica, questi locali raccontano di società in trasformazione, tra voglia di libertà e necessità di regole.
Se da un lato il mondo dei lap dance club (molto spesso citato nella cinematografia e nella letteratura) continua a essere guardato con sospetto o curiosità, dall’altro è entrato a pieno titolo nella narrazione moderna sul costume, sulla rappresentazione del genere e sul rapporto tra pubblico e privato. Un fenomeno che, al di là del giudizio, resta parte della cronaca culturale del nostro tempo.
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